Progettare in continuità
Una buona scelta ma i ritardi del ministero e le norme finanziarie non aiutano
L’ istituzione di istituti comprensivi ha generato positive esperienze laddove le intese sono nate dalla definizione di progetti culturali condivisi tra scuola e scuola e tra queste ed il tessuto culturale, produttivo e sociale di un territorio. L’assenza di tale presupposto, sostituito da un mero obiettivo finanziario non è condizione sufficientemente garantista dei risultati dell’azione educativa ed organizzativa in termini qualitativi. Non certamente a questa missione corrispondono le scelte compiute recentemente dal MIUR in ordine alla necessità di porre fine al biennio di sperimentale armonizzazione delle Indicazioni Nazionali, che afferivano al modello di scuola delineato dal decreto legislativo 59/2004 ed alle Indicazioni per il curricolo collegate al modello di riorganizzazione del ciclo secondo il decreto 31/7/2007.
In data 5 settembre 2012, nonostante il percorso di approvazione delle revisionate indicazioni non fosse ancora completamente concluso con l’approvazione da parte del Consiglio di Stato e con la pubblicazione attraverso un decreto apposito, il MIUR ha ritenuto di inviare alle scuole i nuovi testi, senza prevedere alcuna misura di accompagnamento. Si apre così nelle scuole un altro punto interrogativo. Cosa farne?
Non neghiamo che, se ben condotta e fondata l’operazione di far coincidere nella tempistica e negli obiettivi la riorganizzazione della rete scolastica, sebbene su principi che la Corte Costituzionale ha riconosciuto come “viziati” e la revisione delle Indicazioni programmatiche” avrebbe potuto generare qualche positivo risultato.
Dal punto di vista del curricolo verticale la UIL reputa utile l’esperienza degli istituti comprensivi, per favorire il raccordo ordinamentale tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado è necessario un collegio dei docenti che si riconosca in una identità unitaria, la conoscenza reciproca tra i diversi componenti, la capacità di collaborare, filtrando le differenze e trasformandole in risorse, organizzative, logistiche, strumentali e professionali, da mettere a punto insieme.
Questo in fondo significa elaborare ed adottare un Piano dell’Offerta Formativa che tenga conto delle disponibilità e delle esigenze di tutti, studenti, insegnanti, genitori, territorio. Un Piano che, nel caso degli istituti verticali, come dei curricula in continuità dovrebbe essere in condizione di raccordarsi anche con il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, sia perché ciò è predicato dall’innalzamento dell’obbligo di istruzione da otto a dieci anni, sia perché dovrebbe essere praticato come strumento di qualificazione dei percorsi, di lotta all’abbandono ed alla dispersione e come condizione che favorisca il passaggio dall’un grado all’altro del sistema di istruzione, e da questo al mercato del lavoro, attraverso il sostegno ad azioni positive verso l’apprendimento lungo l’intero arco della vita.
E’ per spirito di servizio che pubblichiamo, anche se con le richiamate perplessità, le Indicazioni nazionali per il curricolo.